“Congratulazioni Italia”, ha twittato l’Unesco annunciando l’inserimento dell’arte del pizzaiuolo napoletano nella “rappresentativa lista dei patrimoni culturali intangibili dell’umanità”.
L’arte del pizzaiuolo napoletano è patrimonio immateriale di tutti nel mondo, dopo che dal consiglio dell’Unesco riunito a Jeju, nella Corea del Sud, è arrivato il voto unanime.
Pizza patrimonio dell’Umanità, i pizzaioli napoletani: “Finalmente, ce l’abbiamo fatta”
Per l’Unesco, “il know how culinario legato alla produzione della pizza, comprendente gesti, canzoni, espressioni visive, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, di esibirsi e condividere, è un indiscutibile patrimonio culturale”.
“Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo”. Così ha esultato via twitter il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina.
I maestri pizzaioli sfornano ogni giorno 8 milioni di pezzi, vale a dire quasi 192 milioni di pizze al mese e 2,3 miliardi di pizze l’anno per un giro d’affari di 12 miliardi di euro (dati Cna).
Per quattro consumatori su dieci è l’abilità delle loro mani a fare la differenza, a partire da ingredienti poveri come l’acqua e la farina.
Il segreto sta nella cura con cui viene lavorato l’impasto, un’arte tramandata di generazione in generazione nei forni.
L’affetto degli italiani per la pizza è dimostrato dal loro consumo medio elevato, non c’è dieta che tenga.
In media mangiano 7,6 chili di pizza all’anno, circa 38 pizze napoletane a testa.
Un quantitativo che supera quello di molti paesi a partire dalla Francia e la Germania (4,2 chili) o dalla Spagna (4,3).
In Canada e Stati Uniti è diffusissima
Ma, a sorpresa, ci sono posti dove la pizza è ancora più diffusa come il Canada, dove il consumo medio raggiunge 7,5 chili all’anno, e gli Stati Uniti, che si classificano al primo posto tra i fan della pizza con 13 chili a testa.
Oggi la principale minaccia per la pizza sta proprio nel suo successo, che la rende più esposta di altri prodotti alle agro-piraterie.
Tra mozzarelle di latte congelato, pomodori cinesi e farine di bassa qualità.
Uno degli obiettivi principali della petizione all’Unesco è proprio combattere la contraffazione.
A tutela del consumatore e a tutela dell’economia nazionale per la quale la pizza vale 200 mila posti di lavoro.
E’ stata una lunga strada quella intrapresa per portare la Commissione nazionale italiana per l’Unesco a riconfermermare la candidatura dell’arte dei pizzaioli partenopei, forte anche della petizione mondiale #PizzaUnesco, lanciata da Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, che ha raccolto oltre 2 milioni di firme, la benedizione del Papa e l’appoggio della Cna, la Confederazione nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa e di Coldiretti.
fonte: repubblica.it
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